Mykolas Sotničenka
Il nunzio in Ucraina, Visvaldas Kulbokas, ci ha trasmesso la sua testimonianza dalla capitale di un paese devastato dalla guerra. L’invito del presule è di assumere con coraggio una nuova prospettiva, guardando all’altro come a un fratello, mentre si mostra convinto che la preghiera può cambiare il corso della storia.
L’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, che sta servendo come nunzio apostolico in Ucraina da mezzo anno, accoglie con favore la speciale vicinanza che Papa Francesco e i fedeli di tutto il mondo hanno espresso negli ultimi mesi, specialmente quando i disordini al confine tra Ucraina e Russia si sono intensificati.
Mons. Kulbokas ribadisce che in Ucraina, le religioni e le confessioni cristiane stanno facendo del loro meglio per la pace e l’unità, prima di tutto pregando, e poi realizzando opere di carità e misericordia verso coloro che ne hanno più bisogno. Il nunzio ha assicurato che tutti i sacerdoti cattolici rimangono nelle loro parrocchie, non abbandonano la gente, amministrano i sacramenti al meglio delle loro capacità, e soffrono le conseguenze della guerra insieme alle loro comunità.
Secondo il nunzio, l’unità di tutto il mondo nella preghiera per la pace in Ucraina è un messaggio molto importante che solleva il cuore. Nei momenti difficili, sapere che non si è soli e dimenticati è già un grande aiuto. Infatti, nella stessa Ucraina, sia le chiese cattoliche che quelle ortodosse pregano per la pace dal 2014, quando è iniziato il conflitto. Così, mentre la situazione è particolarmente preoccupante in questo momento, il nunzio ricorda che la guerra nelle regioni orientali del paese (Crimea, Luhansk, Donetsk) va avanti da otto anni.
Una pace giusta
Il nunzio Kulbokas dice che il Papa vuole la pace, non la pace a qualsiasi prezzo, ma una pace giusta, e che la Chiesa può contribuire ad essa. Questa è una parte della missione della Chiesa cattolica e in generale delle chiese e delle comunità religiose: infondere, almeno, una calma relativa pure nelle situazioni di emergenza. La Chiesa non ha molti strumenti politici, ma fa del suo meglio per fare ciò che è chiamata a fare nella sua missione, per aiutare con l’azione umanitaria e per chiamare quotidianamente alla riconciliazione e al dialogo.
Per mons. Kulbokas, nel dialogo politico, scegliere la strada della pace significa avere grande coraggio. La missione della Chiesa è quella di guardare a tutti come fratelli; quindi, quando parla del dialogo e quando prega per il dialogo, come Chiesa sa bene che ha la missione di illuminare il dialogo. Anche se la situazione è molto tesa, molto difficile, per la Chiesa è un modo di riscoprire la propria missione.
Pregare per la pace non riguarda solo il dialogo o il coraggio dei politici: tutti sono invitati a dare un contributo per la costruzione della società; ma questo costruire non significa mai andare contro qualcuno, significa soprattutto costruire sé stessi, l’unità, la comprensione. La preghiera non è un elemento qualsiasi, ha una forza enorme per cambiare i cuori, per cambiare anche il corso della storia, e soprattutto, secondo il nunzio, può cambiare i cuori di coloro che pregano e renderli essi stessi portatori di pace.
Alla domanda su quale via intraprendere per promuovere oggi la pace, il nunzio risponde: “Prima di tutto, convertirci a Dio e al nostro vero ed eterno ‘io’, cioè a noi in quanto esseri umani, chiamati ad essere luce e sostegno gli uni per gli altri”. E spiega: “Noi, come persone di fede, cristiani o ebrei o musulmani, sappiamo che soltanto in una vera fede in Dio abbiamo la possibilità – e la chiave adatta – di risolvere i conflitti; che questo ci piaccia o no, è così: solo una fede sincera ci illumina”. “La pace e la promozione della convivenza fra tutti – ricorda il nunzio – rimangono la nostra vocazione chiara e imperativa”.
L’Ucraina, il secondo paese più grande d’Europa, ospita tre chiese cattoliche – due di rito bizantino e una di rito latino – e due chiese ortodosse. La più grande chiesa cattolica è di gran lunga la chiesa greco-cattolica ucraina, che è più forte nella parte occidentale del paese. Circa l’85% dei greco-cattolici ucraini (quasi 3,25 milioni) vive nelle terre dell’Ucraina occidentale. Nel sud-ovest, sotto le montagne dei Carpazi, la Chiesa cattolica greca rutena è la Chiesa cattolica dominante. Ci sono molte chiese cattoliche romane (cioè di rito latino) nella parte occidentale dell’Ucraina. Le due Chiese di rito bizantino sono emerse nelle posizioni più forti. La tradizione liturgica e spirituale bizantina, e la cultura ucraina più in generale, hanno dato origine a una cultura cattolica distintiva e profondamente radicata.