
Sorel-Berrier Komguem Meulak
Pastore attento alle sofferenze umane, non esita ad avventurarsi oltre i santuari abituali per portare il Vangelo fino alle periferie più insospettabili. Tra questi luoghi a cui dedica un’attenzione particolare, le carceri occupano un posto di rilievo. E grazie al suo suo impulso, sono state messe in atto azioni concrete per migliorare la vita dei carcerati.
A capo della diocesi di Bafoussam, in Camerun, da quasi due anni, Monsignor Paul Lontsie-Keuné ha posto il suo primo quinquennio sotto il segno della prossimità. Una prossimità che fa di lui un vero pellegrino delle carceri.
Cosa spinge Mons. Paul a recarsi regolarmente negli istituti penitenziari della sua diocesi? A questa domanda, il vescovo risponde con un riferimento evangelico: “Ero in prigione e siete venuti a trovarmi…” La prigione, lungi dall’essere uno spazio dimenticato della storia della salvezza, attraversa tutta la Sacra Scrittura: Giuseppe, figlio di Giacobbe, fu ingiustamente imprigionato in Egitto; Geremia fu gettato in prigione per aver proclamato la Parola di Dio; Giovanni Battista fu giustiziato in carcere. Lo stesso Cristo, condannato e crocifisso, condivise la sua ultima agonia tra due prigionieri. E san Paolo, patrono del vescovo, conobbe più volte l’incarcerazione.
Inserendosi in questa tradizione biblica, Mons. Paul fa del mondo carcerario un luogo privilegiato di evangelizzazione. A Bangangté, Bazou, Baham, Mbouda e anche a Bafoussam, le sue visite sono segnate da gesti concreti di compassione e parole di speranza. “Forse siete condannati, ma non lo siete agli occhi di Dio”, ha dichiarato ai detenuti di Mbouda.
Restaurare la dignità umana dietro le sbarre
La lotta di Mons. Paul per i carcerati non si ferma alle parole. Consapevole delle condizioni di detenzione spesso disumane, opera attivamente per migliorare il loro quotidiano. Sotto il suo impulso, sono state messe in atto azioni concrete: adduzione di acqua potabile, fornitura regolare di generi alimentari, prodotti per l’igiene e medicinali per le infermerie carcerarie.
“Vengo a portarvi un po’ di gioia, un po’ di amore, un po’ di pace”, ha confidato ai detenuti di Dschang.
Fedele all’appello di san Giacomo, che ricorda che la fede senza le opere è morta, Mons. Paul orienta gran parte delle offerte ricevute verso questo servizio ai più bisognosi. Attraverso i suoi pellegrinaggi carcerari, ricorda che la fede si incarna in atti concreti di carità e giustizia. Il suo impegno a favore dei carcerati è un appello per vedere in ogni essere umano, qualunque sia la sua colpa, un fratello degno di amore e redenzione.