Il senso di una giornata contro il razzismo

José Capiñgala Claudina António

Il 21 marzo scorso è stata la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, sancita dal 1966 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La giornata viene commemorata ogni per ricordare ciò che è successo il 21 marzo 1960 in Sudafrica. Al culmine dell’apartheid, la polizia aprì il fuoco su un gruppo di manifestanti neri, uccidendone 69 e ferendone circa tre volte tanto. Fu un episodio drammatico, ricordato come il massacro di Sharpeville. Nel proclamare questa Giornata, l’ONU ha sottolineato la necessità di un maggiore impegno per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.

L’edizione del 2022 aveva come tema “voci per l’azione contro il razzismo”. In particolare, questa edizione ha voluto sottolineare l’importanza di rafforzare la partecipazione e la rappresentanza pubblica significativa e sicura in tutti i settori del processo decisionale per prevenire e combattere la discriminazione razziale; riaffermare l’importanza del pieno rispetto dei diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica e la protezione dello spazio civico; e riconoscere il contributo di individui e organizzazioni che lottano contro la discriminazione razziale.

Il principio di uguaglianza su cui si basa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ribadisce che “tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti, e tutti sono parte integrante dell’umanità”. Aggiunge che “la dottrina della superiorità razziale è scientificamente falsa, moralmente riprovevole, socialmente ingiusta e pericolosa e dovrebbe essere respinta, insieme alle teorie che cercano di determinare l’esistenza delle razze umane”.

Nel giugno 2021, nel dibattito sul tema delle “attuali violazioni dei diritti umani di ispirazione razziale, il razzismo sistematico, la brutalità della polizia e la violenza contro le proteste pacifiche”, l’osservatore permanente della Santa Sede, l’arcivescovo Ivan Jurkovič, ha esortato tutti gli stati a “riconoscere, difendere e promuovere i diritti umani fondamentali di ogni persona”, definendo la discriminazione razziale come “assolutamente intollerabile, perché tutti i membri della famiglia umana, creati a immagine e somiglianza di Dio sono uguali in dignità intrinseca, indipendentemente dalla razza, nazione, sesso, origine, cultura o religione”. 

Papa Francesco definì il razzismo come “un virus che, invece di scomparire, si nasconde, fatto di silenzi, con sguardi eloquenti che non possono nascondere un giudizio discriminatorio”. Ha aggiunto che “non è possibile tollerare o chiudere gli occhi davanti a qualsiasi tipo di razzismo o forma di esclusione sociale e allo stesso tempo pretendere di difendere la sacralità della vita umana”.