
Przemyslaw Witkowski / Ciulea George Cristian / Bohdan Luhovyi
Paesi vicini come la Polonia e la Romania, e paesi geograficamente più lontani, come l’Italia, stanno mostrando in modi diversi la loro solidarietà con l’Ucraina, quando si compie un mese dall’inizio della guerra.
Il confine polacco con l’Ucraina è stato attraversato finora da più di due milioni di persone che sono fuggite dalla guerra, secondo una stima dell’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite. I rifugiati vengono aiutati dalle istituzioni statali, ma anche dai volontari che scendono nelle vicinanze dei valichi di frontiera
Un sostegno materiale e di preghiera è stato portato avanti dal primo giorno di guerra attraverso Caritas Polska, Caritas diocesane e altre organizzazioni di volontariato, iniziative religiose, università e comunità. A questi appelli rispondono gli annunci dei vescovi delle singole diocesi, che hanno messo a disposizione numerose strutture per la accoglienza.
Nella frontiera romena
Sono piu di 500.000 rifugiati entrati in Romania dal inizio della guerra. Tra le organizzazioni di aiuto si trova la Caritas, le cui squadre di volontari sono presenti nei punti di passaggio di frontiera e le località attraverso le quali transitano i rifugiati. La maggior parte di coloro che arrivano in Romania sono donne e bambini. Oltre al riparo, al cibo e all’igiene personale, hanno bisogno di informazioni e protezione.
“Abbiamo visto donne, giovani e bambini con volti tristi e freddi, madri con bambini in braccio che piangevano, persone terrorizzate e disorientate”, afferma Radu Huzum, della Caritas. Fra quelli che sono arrivati in Romania c`e anche Igor, rifugiato ucraino, ospitato con la sua famiglia in una delle strutture della Diocesi greco-cattolica di Oradea, che ha accettato volentieri il grembiule da volontario, offrendo il suo aiuto per il buon funzionamento dell’attività.
Contrariamente alle aspettative generate forse dalle differenze di cultura e di lingua, oggi si è creato un legame umano speciale tra i volontari dell’Associazione Caritas presenti e Igor che ha voluto essere coinvolto attivamente nella raccolta.
Anche gli studenti dei seminari greco-cattolici di Blaj e Cluj sono stati nelle ultime settimane al confine per fornire aiuto ai volontari e alle suore della Congregazione della Madre di Dio per aiutare nel lavoro di accoglienza.
Dal cuore di Roma
Dall’inizio della guerra, la comunità ucraina a Roma presso la Basilica minore di Santa Sofia in via di Boccea fornisce ogni giorno aiuti umanitari agli ucraini vittime della guerra. Il dolore in Ucraina ha unito gli ucraini all’estero per aiutare i bisognosi in Ucraina. A questo aiuto si uniscono non indifferenti anche le famiglie italiane di Roma, e la Basilica di Santa Sofia è diventata un punto di riferimento certo e un modello per tutta l’Italia nell’assistenza all’Ucraina.
Vale la pena notare che in queste settimane la Basilica minore di Santa Sofia ha stabilito collegamenti logistici tra il lavoro coordinato di volontari e patroni. Secondo il Vatican News rispetto all’inizio della guerra, la raccolta degli aiuti ora è molto più organizzata, grazie all’aiuto della gente. “Metà dei volontari sono ucraini e metà sono italiani”, spiega Duminskyy, “tanti sono scout e volontari della protezione civile. Adesso abbiamo una grande tenda, come quelle da circo e possiamo liberare la piazzetta davanti la Chiesa”.
Ad oggi, circa 30 camion di aiuti sono arrivati in Ucraina e inviati nelle città di Leopoli, Ternopil e Sambor. Successivamente, l’aiuto viene diviso in parti più piccole e inviato in tutta l’Ucraina. In particolare, forniscono cibo per la conservazione a lungo termine, prodotti per l’igiene e la cura del corpo, medicinali, materiale di primo soccorso e abbigliamento.
Foto: Basilica minore di Santa Sofia – Roma (dalla pagina Facebook della basilica)