
Mykolas Sotničenka / Profilo
Il 15 maggio papa Francesco ha canonizzato Charles de Foucauld, un ufficiale francese, diventato eremita nel Sahara e “fratello universale”. «Non appena ho creduto che ci fosse un Dio, ho capito che non potevo fare altrimenti che vivere per lui», scrive dopo essersi confessato all’abate Henri Huvelin, il 30 ottobre 1886, nella chiesa di Sant’Agostino a Parigi. Da allora volle imitare il Cristo occupando l’ultimo posto al fianco dei più poveri.
Il visconte Charles de Foucauld (1858-1916) nacque erede di una grande fortuna, ma a soli 5 anni rimase orfano. Affidato alle cure di un nonno, Charles divenne viziato. La sua pigrizia e la sua inclinazione a fare i capricci non diminuirono di molto con l’età, e la sua rabbia verso Dio lo rese presto un agnostico dichiarato.
Avendo voltato le spalle a Dio, a 15 anni Charles si descrive come “tutto egoismo, vanità, empietà, con ogni desiderio di male”. Per tutto questo tempo, sebbene Charles avesse tutto ciò che il mondo poteva offrire, aveva fame. Cercò di riempire la sua anima vuota con cibi raffinati, donne, persino conoscenze e riconoscimenti accademici, ma nulla era sufficiente. Nel frattempo, i musulmani incontrati in Africa vivevano con profonda devozione; Charles fu colpito dalla loro dedizione e iniziò a cercare.
Dopo essere tornato dall’Africa in Francia, Charles si fermò un attimo nella chiesa di Sant’Agostino e, trovando il sacerdote nel confessionale, si convinse subito a confessarsi. Lì, in quel momento, lo Spirito Santo realizzò il miracolo della conversione. “Nel momento in cui mi resi conto dell’esistenza di Dio”, scrisse in seguito de Foucauld, “capii che non avrei potuto fare altrimenti che vivere solo per lui”.
Dopo la confessione ha trascorso sette anni come trappista, poi altri come giardiniere delle Clarisse. Ad ogni passo, il Signore affinava in lui il desiderio di essere semplice e povero, di venire incontro agli altri senza alcun programma se non quello dell’amore.
Nel 1901, a 42 anni, Charles fu ordinato sacerdote e tornò nel Sahara. Lì in Algeria, a chilometri e chilometri dal cristiano più vicino, Charles cercò di amare il popolo algerino così bene da fargli conoscere Gesù, dicendo: “Vorrei essere sufficientemente buono da far dire alla gente: “Se tale è il servo, come deve essere il Maestro?”. Nessuno si convertì. Sperava di fondare un ordine religioso con un apostolato di amicizia. Nessuno si unì a lui.
Come osserva Mons. Jean-Claude Boulanger, vescovo emerito di Bayeux-Lisieux e autore di “La prière d’abandon: Un chemin de confiance avec Charles de Foucauld”, si può dire che tutta la vita di Charles de Foucauld è stata una preghiera di abbandono. Questa preghiera di abbandono di Charles de Foucauld, questo atto di offerta, di fiducia e di sottomissione all’azione divina, è il suo grande insegnamento. In un momento incerto della sua vita, Charles de Foucauld meditò sulle ultime parole di Cristo sulla croce. Aveva dato tutto a Gesù e stava per abbandonarsi a Dio. Questo cammino, per Foucauld, era lungo: sentiva che Dio lo aveva abbandonato. Si considerava come l’oliva dimenticata sull’albero dopo la raccolta.
La spiritualità di Charles de Foucauld si basa su tre parole: Vangelo, Eucaristia ed evangelizzazione. Ha vissuto in un ambiente particolare, in mezzo ai musulmani, dove la parola “Dio” è presente in ogni frase. Ma Charles de Foucauld ha capito che non bisogna imporre una civiltà o una religione agli altri. Non si impone con la forza, ma con “l’apostolato della bontà, della vicinanza”. Perciò De Foucauld viene richiamato spesso nel dialogo tra cristiani e musulmani.
«Il mio apostolato deve essere quello della bontà», dice l’ex ufficiale artefice del dialogo islamo-cristiano che porta sopra il suo abito religioso il simbolo di un cuore e la croce di Gesù. Non pensa a convertire, ma ad amare. «Sono sicuro che il buon Dio accoglierà in cielo coloro che furono buoni e onesti pur senza essere stati cattolici romani», dice a proposito dei musulmani che lo circondano, senza mire di proselitismo.
Da morto, Charles de Foucauld cominciò a ottenere il successo che non aveva mai avuto in vita. Nei 20 anni successivi alla sua morte, tre diversi ordini religiosi sono stati fondati sulla sua spiritualità, e molti altri sono stati fondati in seguito. Oggi, migliaia di persone si sono convertite e altre migliaia sono state rafforzate nella loro fede grazie alla testimonianza e all’intercessione di un eremita errante dal passato tormentato.