Mykolas Sotnicenka
L’azienda polacca “11bit studios” ha sviluppato il gioco per computer “This War of Mine” nel 2014, sulla scia della guerra nella penisola di Crimea, ed è ora un gioco che merita molta attenzione. Non solo perché tutto il denaro raccolto dalle vendite va al popolo combattente e sofferente dell’Ucraina oppure perché questo sia stato il primo gioco della storia ad essere aggiunto all’elenco delle letture scolastiche consigliate (annunciato dal governo polacco nel 2020).

Una ragione molto più importante è quella che per coloro che non hanno vissuto gli orrori della guerra, “This War of Mine” aiuta a capire la tragedia umana in luoghi come Mariupol, Aleppo in Siria al momento, o le molte altre città che hanno subito un destino simile.
“Non tutti sono soldati in guerra” è il motto di questo gioco, perché l’idea degli sviluppatori del gioco era quella di riflettere quel lato della guerra che di solito non appare nei giochi: i civili, infatti, praticamente non si mostrano, e la loro sofferenza, la loro vita quotidiana non si rivela in alcun modo.
“This War of Mine” tratta di alcune persone comuni che cercano solo di sopravvivere nelle terribili condizioni della guerra. L’azione si svolge nella città immaginaria di Pogoren, lo stato immaginario di Graznavia. La città è completamente assediata dai soldati, è impossibile scappare. Durante il giorno, i civili si nascondono nelle case incendiate e lasciano i loro nascondigli di notte – in cerca di cibo, acqua, medicine, affrontando pericoli, soldati, ladri. In una tale situazione d’assedio, i civili della città non possono, guardandosi l’un l’altro, identificare con precisione chi è un amico e chi è un nemico. Quindi il giocatore ha il compito di sopravvivere e preservare la sua umanità.
Uno dei tanti orrori della guerra è che, in situazioni di emergenza, la scelta non è tra bene e male, ma tra male e peggio. Per esempio, trovare del cibo in casa di uno sconosciuto è una scelta tra rubare e non rubare. Le scelte morali sono essenzialmente quelle che compongono il gioco e determinano come si sentono i personaggi. Se i personaggi agiscono in modo cattivo, ci possono essere gravi conseguenze: la coscienza sarà torturata e la moralità dei cattivi sarà minata. Quando ci si trova di fronte a un nemico e alla necessità di ucciderlo, bisogna ricordare che i personaggi del gioco non sono soldati, ma persone comuni che non hanno mai impugnato un’arma. Non è nella loro natura prendere una vita (anche per le giuste ragioni). Quindi, farlo non è solo un male per il nemico, ma anche per il protagonista.
“Non posso credere che stia succedendo nella realtà ora.” -“Dovrebbero esserci più giochi che non glorificano la guerra, ma ne espongono il lato oscuro.” – “L’unico gioco che ho pianto mentre giocavo.” – “Vengo dalla Bosnia. Sicuramente proverò questo gioco, ma temo seriamente che i ricordi della guerra in Bosnia tornino.”
I giochi sono forse il migliore modo per crescere in empatia, per identificarsi con i civili in guerra. Così, se mentre la guerra continua, si comincia a sentire un senso di disimpegno dal tema, questo tipo di giochi possono tornare a scaldare il cuore. Essere di nuovo più sensibili rende più facile aiutare -in diversi modi- un paese aggredito, e forse serve anche a prepararsi adeguatamente alle emergenze.